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domenica 4 ottobre 2020

UOMINI DI UN TEMPO (FORMULA N. 39)

 



UOMINI DI UN TEMPO

Questo articolo è dedicato a mio padre, 
nato il 7 ottobre 1928 .

La tecnologia ha cambiato il nostro stile di vita e piano piano alcuni mestieri sono sempre meno ambiti, per esempio quello del pastore di gregge o di mandria, un mestiere di origini antichissime che si tramandava di padre in figlio.
Il pastore non si limitava a condurre al pascolo il gregge o la mandria ma aveva una competenza ad ampio raggio.
La figura del pastore oggi è associata ad un individuo rozzo e nascosto all’ombra, in realtà nel passato era un individuo di grande sensibilità, che manteneva un forte contatto con la natura, proteggeva e accudiva il suo gregge creando un rapporto di reciproca dipendenza.
Le mete spesso lontane e sempre diverse richiedevano al pastore una considerevole resistenza fisica, spirito di adattamento, predisposizione al sacrificio e alla solitudine.
Nell’ebraico antico i termini “pastore, pascolare, condurre, nutrire, navigare, fare amicizia” hanno in comune la stessa radice:
רעה (resh+’ayn+hè).
La formula energetica presente dal 4 al 8 ottobre
RAHA’E'EL


condivide la stessa radice delle parole sopra citate, la sola differenza è il cambio di posizione della hè e dell ‘ayn .
Ma come sapete l’ebraico antico è una lingua dinamica, le lettere che formano le parole possono essere permutate e i vari significati prodotti sono sempre sorprendentemente correlati fra di loro.
Le prime due lettere della formula energetica in questione Resh+hè רה indicano un movimento coraggioso e preciso, che da un punto qualunque va verso l’ignoto, ma indicano anche “timore, brivido”, sensazioni accentuate dall’ayn ע finale, simbolo di un’energia spesso nebulosa.
Raha’e’el ci dà la possibilità di iniziare a vivere un’esistenza da “pastore”, ovvero di avviare una sorta di “migrazione” culturale e spirituale che non sappiamo dove ci potrà condurre.
Oggi l’essere umano sarebbe capace di iniziare una navigazione solitaria in un luogo pieno di insidie e di promesse dal quale potrebbe arrivare dovunque, rischiando però di perdersi, di creare o di finire in un’altra prigione?
L’essere umano, oggi abituato ad accumulare comodità e pseudo-sicurezze, (dagli oggetti tecnologici, alle informazioni, alle conoscenze, alle amicizie) potrebbe mai affrontare percorsi incerti per recuperare il rapporto con la natura? Oppure diventare persino un punto di riferimento, un’icona capace di creare un nuovo processo produttivo (pascolare), cioè trascinare e nutrire altre coscienze verso nuovi valori?
Se al solo pensiero considerasse tutto ciò un’azione pericolosa, che “mette i brividi”, si scatenerebbe in lui una paura paralizzante fondata solamente su paure mentali.
Il pastore è ovviamente una metafora per indicare un tipo di personalità controversa, provvista di energie apparentemente oscure e severe, ma audaci, conquistatrici e capaci di ridare prestigio a ciò che sembra svigorito o irrecuperabile.
Raha’e’el è codardia o coraggio, amabilità o antipatia, ma comunque lascia il segno, perchè con le sue energie possiamo sviluppare una diversa sensibilità, riplasmare un’identità e rinascere con nuove e strutturate competenze.












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