VERSO CHOKMAH.
PENSIERI infinitamente ITINERANTI.
Siamo giunti nella sephirah centrale dell’albero della vita
Thiphereth ת פ א ר ת
collegata all’equilibrio
Un racconto di splendore e magnificenza, i cui personaggi si chiamano Malachiym מלאכים , i messaggeri, i corrieri, detti anche Virtù.
Tipher תפר significa riparare, correggere Malè מלא significa traboccante, ricolmo
Melech מלך (kaph finale) significa re, regnare ed anche riconsiderare, ponderare.
Melachah מלאכה significa opera, compito, laboratorio
Questo racconto di splendore e magnificenza narra di un laboratorio alchemico dove impariamo a rendere splendida, ricolmare e governare la nostra anima, correggendo e riconsiderando nel frattempo ciò che può essere in eccesso.
E’ un laboratorio speciale in cui i messaggi energetici, provenienti da tutte le altre sephirot, vengono filtrati e successivamente rimandati ai vari mittenti.
Poiché i concetti contenuti nelle parole dell’ebraico antico possono essere estrapolati anche prendendo in considerazione solamente la prima e l’ultima lettera che compongono la parola, deduciamo che Thiphereth avvia e perfeziona continuamente:
inizia con tav ת e finisce con tav ת.
Ne conviene che i suoi “dipendenti”, i Malachiym, lavorino incessantemente e veicolino maestose idee e forti emozioni, attraverso messaggi elaborati da manifestare sotto forma di opera.In Thiphereth, centro dell'albero della vita, confluiscono otto «sentieri» in cui serpeggiano energie di forte carica e otto sephirot che, rilasciando una quantità infinita di informazioni, possono creare il caos; pertanto, è molto facile perdersi, rinunciare alla propria opera oppure promuovere ideologie estreme. Inoltre, Thiphereth è un termine usato anche per indicare l'orgoglio, atteggiamento che può portare a sentirsi tanto pieni di sè, così da accontentarsi e non saper vedere oltre il proprio naso.
I primi «messaggeri» nati dal 14 al 18 ottobre sono gli
HaHaHe’el
Un’ energia che si ripete tre volte e che sembra dire: io cerco una parte nascosta, che contiene una parte nascosta nella quale c’è un’altra parte nascosta.
Nel mio libro “Alefbet molto più di un alfabeto” scrivo:
La prima hè ה è pari ad un soffio che accarezza, mostrando quanto l’anima sia delicata e infinita e quante possano essere le direzioni da scegliere per giungere ad una precisa destinazione. È come iniziare lo schizzo di un disegno che ha forme non ancora definite.
La seconda he ה dovrebbe essere utilizzata per unire le linee e i tratteggi dello schizzo, colorarlo, abbellirlo, dargli una forma più tangibile affinché diventi un disegno compiuto.
Per gli Hahahe’el rappresenta invece un nuovo infinito, altrettanto ricco di immensi spazi e nuove direzioni da scoprire, un pretesto per avviare un altro schizzo ancora più entusiasmante.
La terza he ה simboleggia la manifestazione, la realizzazione dello schizzo divenuto un disegno perfetto da mostrare e condividere.
Ma ahimè, per questi individui è sinonimo di un ulteriore universo, sempre più attraente e dotato di vie ancor più interessanti e illimitate da esplorare.
E qui succede che tutto questo cercare, sperimentare e inventare, diventa una forma compulsiva nella quale spesso si smarriscono volentieri, perché non amano molto il sistema terreno, viceversa si annoiano perchè quello che hanno scoperto in fondo per loro sono banalità.
Stare al passo con il loro particolare "credo" e il forte senso di autonomia, (soprattutto in campo professionale) è a volte molto faticoso.
Nel caso non si annoiassero, è certo che si annoia chi sta vicino a loro!
Potrebbero imparare ad essere più umili e pretendere meno da sé stessi e dagli altri, in modo da non disperdere, nei tre universi che hanno la fortuna di possedere, i loro talenti ingegnosi e per nulla comuni.
Gestire tre universi invisibili non è semplice, ma quando gli Hahahe’el decidono di svelarli, dimostrano di essere “insuperabili”.
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