UN ACQUARIO DI EMOZIONI E PAROLE
Questi sono i giorni in cui si sprigiona una formula energetica che si immerge nella “vita acquatica”, piena di emozioni recondite, e che genera un’accanita ricerca del nuovo.
MIYKA’EL
kaph yod mem
Immaginiamo un acquario dove possiamo ammirare pesci e piante di varie specie da curare in tutto e per tutto, partendo dall’alimentazione, all’illuminazione, al calore e alla pulizia quotidiana.
Mikael è il pesciolino più piccolo, ma non per questo insignificante: lui è quello più anticonvenzionale e intraprendente, che pur lusingato di ricevere cura e attenzione, prima o poi sente un’urgente esigenza di fuggire e nuotare nel mare per trovare un nuovo habitat e fare nuove esperienze.
Solo le onde volitive ed inquiete del mare gli forniranno la spinta propulsiva per raggiungere un determinato luogo in cui venga riconosciuto il suo personale valore.
La mem iniziale è simbolo di una personalità che reprime impazienza e tensione, per poi liberare un’energia vitale grintosa, nutrita di determinazione e ambizione: la yod
La yod produce un moto attivo-reattivo, facendo in modo che questi giorni, e soprattutto che gli individui nati in questi giorni, non rinuncino all’approvazione comune e manifestino l’immagine di creature equilibrate e degne di fiducia.
Mem e yod sono le prime lettere della parola acqua maym מים , ma anche di “chi? che cosa? nessuno, chiunque”, indicando un’essenza indefinita, mutevole e imprevedibile come l’acqua.
Ne è un esempio Arthur Rimbaud, nato il 20 ottobre 1854, il poeta veggente e uno dei pionieri del simbolismo, un movimento artistico che si avvaleva dell’uso dei sensi per penetrare nelle profondità dell’animo, capirne i segreti e i desideri nascosti.
Rimbaud era un pesciolino che non seppe adeguarsi all’acquario tradizionale, ad una vita costruita e convenuta da altri, così progettò la sua fuga inventando un nuovo modo di scrivere e di comunicare.
Lo stesso fece Gianni Rodari, nato il 23 ottobre 1920, che dal 1950 fu direttore del settimanale per ragazzi “Il Pioniere”, sul quale pubblicava storie e filastrocche ricche di metafore e di stretti legami con le cose più diverse, suscitando molteplici emozioni anche negli adulti.
I componimenti dei due artisti esaltavano un linguaggio non logico, astratto, più che altro insolito, come un mashal משל, una favola, una storia di preziosi insegnamenti che va dritta al cuore del lettore.
Da molti anni, e soprattutto in questi ultimi tempi, sfortunatamente tutto ciò che è troppo originale, divergente o fantasioso viene inevitabilmente soffocato e viene sempre meno la possibilità di scoprire i problemi e di sovvertire tutto ciò che c’è stato prima, ovvero il consueto e cosiddetto “normale”.
La lettera kaph alla fine della formula rappresenta le emozioni spontanee, che possono essere tanto dolci quanto aggressive.
La sua funzione simbolica è quella di raccogliere la yod visibile e la mem nascosta, e di conciliarle, facendo in modo che lo spiccato spirito di critica e osservazione della yod possa individuare nella mem quella parte penalizzata o contrastata (femminile) che vive in ognuno di noi e che ha tutto il diritto di venire alla luce.
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