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domenica 25 ottobre 2020

LA NOIA...QUESTA SCONOSCIUTA (formula n. 43)

 


LA NOIA... QUESTA SCONOSCIUTA

WAWUL'YAH

                                        

La formula energetica presente dal 23 al 28 ottobre “lavora” sui nodi da sciogliere, le due waw iniziali.
Questi giorni sono utili per “slegare” le forze ostacolanti di qualsiasi natura e da cui siamo dipendenti.
Farà un po’male e non è detto che la slegatura possa appagare totalmente la nostra anima, ma ritengo 
sia un atto a noi dovuto, perché riguarda la nostra personale essenza.
E qui userò una parola spesso mal interpretata, mal usata e intesa come dolore o privazione di qualcosa: sacrificio, cioè compiere un’azione sacra che riguarda quindi solo noi stessi, legata alla ricerca della nostra parte incontaminata
Sacro in ebraico si dice qadósh קדוש e assomiglia un po’al francese “cadeau”, che significa regalo.
Ecco il sacrificio, l’azione sacra, consiste nel farci un regalo e la slegatura dei nodi ne è la rappresentazione.
La mia personale interpretazione di qadósh:
קדוש
Qof ק trasferimento di qualcosa al nostro interno, una scure che lotta            con un conflitto interiore, che viene spaccato ed inizia a
          prendere coscienza, come se fosse
Dalet ד una porta che si apre e
Vav ו    che si mette in relazione (o anche in forte antagonismo)
Shin ש con un nostro desiderio, un nostro ardore

Sacrificio in ebraico ha la stessa radice di shalom שלם, pace, ma anche di rivincita, retribuzione, indicando, oltre ad uno stato di serenità interiore e buona salute, una voglia di riaffermare e di ricompensare il nostro valore che è stato messo in dubbio.
C’è però un rischio, cioè che il tutto diventi bramosìa o sete di vendetta, oppure l’esatto contrario, adattamento e rassegnazione, entrambi atteggiamenti che trasformano una risorsa in una condanna o in una frustrazione crescente, il cui risultato è un groviglio e una vanificazione di progetti e relazioni.
La lamed finale è indice di studio, elevazione, inclinazione a non accettare il tradizionale modus vivendi, a sentire sempre ingiusti gli avvenimenti della propria epoca, ma soprattutto sentirsi spesso incompresi.
Una formula energetica molto simile la troviamo attiva nei giorni dal 22 al 27 giugno, dove la lamed si trova all’inizio e le due vav alla fine: Lawawuyah לוו, formula n. 19.

I Wawulyah, appartenenti ai  Malachiym, i corrieri/le Virtù, insieme ai Lawawuyah, gli Ophanim, le ruote/i Troni del mese di giugno, desiderano il riconoscimento delle proprie idee, non tollerano la mediocrità, vanno sempre di corsa, non conoscono noia, sono sempre occupati, perchè i molti problemi e nodi da sciogliere non danno loro la possibilità di preoccuparsi.







mercoledì 21 ottobre 2020

2020 : Kaph contro Kaph

 2020 

Kaph contro Kaph



oppure Kaph + Kaph?



Kaph significa palmo della mano
ma anche "così/come", "tanto/quanto"

2020 in ebraico si scrive ככ (kaph+kaph) 
Palmi identici di due mani che… 
si incontrano formando un cerchio che rinchiude?
si incontrano formando un anello di congiunzione?
si incontrano per discutere e stabilire un patto? (qua la mano) 
si scontrano ?
si respingono ?
si attraggono ?

In questo 2020, tutti gli esseri umani del mondo hanno percepito un senso di assedio, un' assordante confusione, sconforto, paura, ma anche una grandissima opportunità di riflessione e "recupero" della propria vita.
TUTTI siamo stati sopraffatti in modo completamente differente dalla stessa potente energia emozionale. 
Il centro vitale di TUTTI è stato colpito. 
Il grande paradosso è che la Kaph corrisponde al quarto chakra, quello del cuore, Anahata, che in sanscrito significa 
"non colpito, non percosso"

E tu,
aiutandoti con l’immagine, 
come percepisci e interpreti le due kaph? 
Un cerchio oppressivo? 
Un anello di congiunzione? 
La vantaggiosa possibilità di seguire la tua via personale?
O…?

martedì 20 ottobre 2020

UN ACQUARIO DI EMOZIONI E PAROLE (formula n. 42)

 



UN ACQUARIO DI EMOZIONI E PAROLE

Questi sono i giorni in cui si sprigiona una formula energetica che si immerge nella “vita acquatica”, piena di emozioni recondite, e che genera un’accanita ricerca del nuovo.

MIYKA’EL
                            
                                        kaph                    yod               mem

Immaginiamo un acquario dove possiamo ammirare pesci e piante di varie specie da curare in tutto e per tutto, partendo dall’alimentazione, all’illuminazione, al calore e alla pulizia quotidiana.
Mikael è il pesciolino più piccolo, ma non per questo insignificante: lui è quello più anticonvenzionale e intraprendente, che pur lusingato di ricevere cura e attenzione, prima o poi sente un’urgente esigenza di fuggire e nuotare nel mare per trovare un nuovo habitat e fare nuove esperienze.
Solo le onde volitive ed inquiete del mare gli forniranno la spinta propulsiva per raggiungere un determinato luogo in cui venga riconosciuto il suo personale valore.
La mem iniziale è simbolo di una personalità che reprime impazienza e tensione, per poi liberare un’energia vitale grintosa, nutrita di determinazione e ambizione: la yod
La yod produce un moto attivo-reattivo, facendo in modo che questi giorni, e soprattutto che gli individui nati in questi giorni, non rinuncino all’approvazione comune e manifestino l’immagine di creature equilibrate e degne di fiducia.
Mem e yod sono le prime lettere della parola acqua maym מים , ma anche di “chi? che cosa? nessuno, chiunque”, indicando un’essenza indefinita, mutevole e imprevedibile come l’acqua.
Ne è un esempio Arthur Rimbaud, nato il 20 ottobre 1854, il poeta veggente e uno dei pionieri del simbolismo, un movimento artistico che si avvaleva dell’uso dei sensi per penetrare nelle profondità dell’animo, capirne i segreti e i desideri nascosti.
Rimbaud era un pesciolino che non seppe adeguarsi all’acquario tradizionale, ad una vita costruita e convenuta da altri, così progettò la sua fuga inventando un nuovo modo di scrivere e di comunicare.
Lo stesso fece Gianni Rodari, nato il 23 ottobre 1920, che dal 1950 fu direttore del settimanale per ragazzi “Il Pioniere”, sul quale pubblicava storie e  filastrocche ricche di metafore e di stretti legami con le cose più diverse, suscitando molteplici emozioni anche negli adulti.
I componimenti dei due artisti esaltavano un linguaggio non logico, astratto, più che altro insolito, come un mashal משל, una favola, una storia di preziosi insegnamenti che va dritta al cuore del lettore.
Da molti anni, e soprattutto in questi ultimi tempi, sfortunatamente tutto ciò che è troppo originale, divergente o fantasioso viene inevitabilmente soffocato e viene sempre meno la possibilità di scoprire i problemi e di sovvertire tutto ciò che c’è stato prima, ovvero il consueto e cosiddetto “normale”.
La lettera kaph alla fine della formula rappresenta le emozioni spontanee, che possono essere tanto dolci quanto aggressive.
La sua funzione simbolica è quella di raccogliere la yod visibile e la mem nascosta, e di conciliarle, facendo in modo che lo spiccato spirito di critica e osservazione della yod possa individuare nella mem quella parte penalizzata o contrastata (femminile) che vive in ognuno di noi e che ha tutto il diritto di venire alla luce.









martedì 13 ottobre 2020

VERSO CHOKMAH. PENSIERI ITINERANTI. (formula n. 41)

 



VERSO CHOKMAH.
PENSIERI infinitamente ITINERANTI.

Siamo giunti nella sephirah centrale dell’albero della vita
Thiphereth ת פ א ר ת 
collegata all’equilibrio 
Un racconto di splendore e magnificenza, i cui personaggi si chiamano Malachiym מלאכים , i messaggeri, i corrieri, detti anche Virtù. 
Tipher תפר significa riparare, correggere
Malè מלא significa traboccante, ricolmo
Melech מלך (kaph finale) significa re, regnare ed anche riconsiderare, ponderare.
Melachah מלאכה significa opera, compito, laboratorio

Questo racconto di splendore e magnificenza narra di un laboratorio alchemico dove impariamo a rendere splendida, ricolmare e governare la nostra anima, correggendo e riconsiderando nel frattempo ciò che può essere in eccesso. 
E’ un laboratorio speciale in cui i messaggi energetici, provenienti da tutte le altre sephirot, vengono filtrati e successivamente rimandati ai vari mittenti.
Poiché i concetti contenuti nelle parole dell’ebraico antico possono essere estrapolati anche prendendo in considerazione solamente la prima e l’ultima lettera che compongono la parola, deduciamo che Thiphereth avvia e perfeziona continuamente: 
inizia con tav ת e finisce con tav ת. 
Ne conviene che i suoi “dipendenti”, i Malachiym, lavorino incessantemente e veicolino maestose idee e forti emozioni, attraverso messaggi elaborati da manifestare sotto forma di opera.In Thiphereth, centro dell'albero della vita, confluiscono otto «sentieri» in cui serpeggiano energie di forte carica e otto sephirot che, rilasciando una quantità infinita di informazioni, possono creare il caos; pertanto, è molto facile perdersi, rinunciare alla propria opera oppure promuovere ideologie estreme.
Inoltre, Thiphereth è un termine usato anche per indicare l'orgoglio, atteggiamento che può portare a sentirsi tanto pieni di sè, così da accontentarsi e non saper vedere oltre il proprio naso.
I primi «messaggeri» nati dal 14 al 18 ottobre sono gli

HaHaHe’el
                                                
Un’ energia che si ripete tre volte e che sembra dire: io cerco una parte nascosta, che contiene una parte nascosta nella quale c’è un’altra parte nascosta.
Si tratta di una forte energia itinerante e di forte spirito critico, di un anelito di conoscenza e scoperta.
Nel mio libro “Alefbet molto più di un alfabeto” scrivo: 
La prima hè ה è pari ad un soffio che accarezza, mostrando quanto l’anima sia delicata e infinita e quante possano essere le direzioni da scegliere per giungere ad una precisa destinazione.
È come iniziare lo schizzo di un disegno che ha forme non ancora definite.
La seconda he ה dovrebbe essere utilizzata per unire le linee e i tratteggi dello schizzo, colorarlo, abbellirlo, dargli una forma più tangibile affinché diventi un disegno compiuto.
Per gli Hahahe’el rappresenta invece un nuovo infinito, altrettanto ricco di immensi spazi e nuove direzioni da scoprire, un pretesto per avviare un altro schizzo ancora più entusiasmante.
La terza he ה simboleggia la manifestazione, la realizzazione dello schizzo divenuto un disegno perfetto da mostrare e condividere.
Ma ahimè, per questi individui è sinonimo di un ulteriore universo, sempre più attraente e dotato di vie ancor più interessanti e illimitate da esplorare.
E qui succede che tutto questo cercare, sperimentare e inventare, diventa una forma compulsiva nella quale spesso si smarriscono volentieri, perché non amano molto il sistema terreno, viceversa si annoiano perchè quello che hanno scoperto in fondo per loro sono banalità.
Stare al passo con il loro particolare "credo" e il forte senso di autonomia, (soprattutto in campo professionale) è a volte molto faticoso.
Nel caso non si annoiassero, è certo che si annoia chi sta vicino a loro!
Potrebbero imparare ad essere più umili e pretendere meno da sé stessi e dagli altri, in modo da non disperdere, nei tre universi che hanno la fortuna di possedere, i loro talenti ingegnosi e per nulla comuni.
Gestire tre universi invisibili non è semplice, ma quando gli Hahahe’el decidono di svelarli, dimostrano di essere “insuperabili”.








giovedì 8 ottobre 2020

VA PENSIERO SU L'ALI DORATE (formula n. 40)

 



“VA PENSIERO SU L’ALI DORATE”


YeYaSe’EL


                                
Dal 9 al 13 ottobre

Possiamo interpretare questa formula come:
- Due mani (yod+yod יי ) che impugnano una lancia (sain ז),
simbolo di una lotta incessante sia interiore che esteriore
- Una vista molto attenta (yod+yod) che individua un obiettivo e lo coglie in pieno centro (sain) anche se lontano.
- Un pensiero ben focalizzato, una percezione incombente, (yod+yod) che galoppa per raggiungere una meta (sain)

Yeyasel rappresenta la decisione presa e la vittoria di chi riesce a portare a termine il suo compito.
Le yod che si ripetono, sono indice di un pensiero che si trasforma in qualcosa di concreto e duraturo e che, aiutato dalla sain finale, balza in avanti staccandosi dalla propria zona di conforto.
Questa formula rappresenta il concetto di espansione e incoraggia ad “allungarci”, iniziare nuovi rapporti, nuovi stili di vita.
Yeyasel vuole rischiare e soprattutto conquistare, oppure vuole fuggire e liberarsi da una costrizione.
Il rischio è una particolare forma d’arte e per quanto assurda possa sembrare è l’unica che può accrescere la fiducia e dare un senso alla propria vita.
Il lato oscuro di questa formula energetica è produrre uno stato catatonico creatore di pensieri e relazioni malsane.

Il 10 ottobre 1813 nacque Giuseppe Verdi, uno dei più grandi maestri di musica dell’800, la cui vita fu segnata da molti eventi drammatici, ma la cui passione per la musica fu instancabile, prodigiosa e fortificante.
L’opera che segnò il suo trionfo, e a mio pare la più memorabile e sacra, sia per l’aria musicale che per la trama, fu “Il Nabucco”, in cui si racconta l’antica condizione di schiavitù degli ebrei in terra babilonese.
Nel terzo atto dell’opera, il popolo ebraico intona una preghiera che diventerà il simbolo della rinascita e della libertà dagli oppressori
 “Va pensiero”. 

Il testo e la musica del commovente coro sottolineano il dolore di una privazione intima che produce nostalgici ricordi, per poi innalzarsi clamorosamente nell’invocazione di una guida/forza interna ed esterna, con la fiducia che da un sentimento comune di sofferenza scaturisca un’azione fiera e collettiva verso la libertà.
Yeyase'el è come un pensiero che vola 
sostenuto da ali dorate, (energie luminose) 
sopra percorsi esistenziali e ricordi indimenticabili, che per ragioni estreme scegliamo di abbandonare con tanto dolore, ma che contemporaneamente diventano una guida/forza preziosa per resistere alla loro lontananza ed affrontare un nuovo futuro. 


Va, pensiero, sull'ali dorate,                  Va Pensiero, sulle tue ali d'oro 
va, ti posa sui clivi, sui colli,                 va e posati sui pendii e sulle dolci colline,
ove olezzano tepide e molli                   dove profuma tiepida e deliziosa,
l'aure dolci del suolo natal!...               le arie dolci della nostra terra natale…

O simile di Sòlima ai fati                  ...Pensiero, simile alla sorte di Gerusalemme
traggi un suono di crudo lamento,       fai risuonare un canto di cocente dolore,
o t'ispiri il Signore un concento           oppure il Signore ti ispiri un’armonia
che ne infonda al patire virtù.              che sappia farci reagire alla sofferenza.






domenica 4 ottobre 2020

UOMINI DI UN TEMPO (FORMULA N. 39)

 



UOMINI DI UN TEMPO

Questo articolo è dedicato a mio padre, 
nato il 7 ottobre 1928 .

La tecnologia ha cambiato il nostro stile di vita e piano piano alcuni mestieri sono sempre meno ambiti, per esempio quello del pastore di gregge o di mandria, un mestiere di origini antichissime che si tramandava di padre in figlio.
Il pastore non si limitava a condurre al pascolo il gregge o la mandria ma aveva una competenza ad ampio raggio.
La figura del pastore oggi è associata ad un individuo rozzo e nascosto all’ombra, in realtà nel passato era un individuo di grande sensibilità, che manteneva un forte contatto con la natura, proteggeva e accudiva il suo gregge creando un rapporto di reciproca dipendenza.
Le mete spesso lontane e sempre diverse richiedevano al pastore una considerevole resistenza fisica, spirito di adattamento, predisposizione al sacrificio e alla solitudine.
Nell’ebraico antico i termini “pastore, pascolare, condurre, nutrire, navigare, fare amicizia” hanno in comune la stessa radice:
רעה (resh+’ayn+hè).
La formula energetica presente dal 4 al 8 ottobre
RAHA’E'EL


condivide la stessa radice delle parole sopra citate, la sola differenza è il cambio di posizione della hè e dell ‘ayn .
Ma come sapete l’ebraico antico è una lingua dinamica, le lettere che formano le parole possono essere permutate e i vari significati prodotti sono sempre sorprendentemente correlati fra di loro.
Le prime due lettere della formula energetica in questione Resh+hè רה indicano un movimento coraggioso e preciso, che da un punto qualunque va verso l’ignoto, ma indicano anche “timore, brivido”, sensazioni accentuate dall’ayn ע finale, simbolo di un’energia spesso nebulosa.
Raha’e’el ci dà la possibilità di iniziare a vivere un’esistenza da “pastore”, ovvero di avviare una sorta di “migrazione” culturale e spirituale che non sappiamo dove ci potrà condurre.
Oggi l’essere umano sarebbe capace di iniziare una navigazione solitaria in un luogo pieno di insidie e di promesse dal quale potrebbe arrivare dovunque, rischiando però di perdersi, di creare o di finire in un’altra prigione?
L’essere umano, oggi abituato ad accumulare comodità e pseudo-sicurezze, (dagli oggetti tecnologici, alle informazioni, alle conoscenze, alle amicizie) potrebbe mai affrontare percorsi incerti per recuperare il rapporto con la natura? Oppure diventare persino un punto di riferimento, un’icona capace di creare un nuovo processo produttivo (pascolare), cioè trascinare e nutrire altre coscienze verso nuovi valori?
Se al solo pensiero considerasse tutto ciò un’azione pericolosa, che “mette i brividi”, si scatenerebbe in lui una paura paralizzante fondata solamente su paure mentali.
Il pastore è ovviamente una metafora per indicare un tipo di personalità controversa, provvista di energie apparentemente oscure e severe, ma audaci, conquistatrici e capaci di ridare prestigio a ciò che sembra svigorito o irrecuperabile.
Raha’e’el è codardia o coraggio, amabilità o antipatia, ma comunque lascia il segno, perchè con le sue energie possiamo sviluppare una diversa sensibilità, riplasmare un’identità e rinascere con nuove e strutturate competenze.